La paura delle visite mediche ha un nome, anzi più di uno - Centro Medica
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La paura delle visite mediche ha un nome, anzi più di uno

Paura di ammalarsi, ma anche paura dei medici, degli esami diagnostici, delle apparecchiature, delle analisi del sangue. Le pratiche che rientrano nei processi di cura possono essere fonte di ansia e depressione, fino a tramutarsi, per alcuni soggetti, in veri e propri disturbi fobici che necessitano di un trattamento psicologico.

Nella maggior parte dei casi si tratta di stati emotivi ascrivibili al range della normalità, che il soggetto riesce a superare con uno “sforzo” più o meno consistente. A volte però l’impegno individuale non è sufficiente.

In generale, ognuna delle paure connesse alla medicina e alla salute può interessare il paziente in maniera fisiologica o patologica, con livelli d’intensità molto variabili da persona a persona.

Oggi la paura delle visite mediche è meno diffusa rispetto al passato, anche grazie all’introduzione di nuove tecnologie più attente al comfort e al benessere del paziente.

I soggetti claustrofobici, ad esempio, provano sentimenti di forte disagio e malessere all’idea di entrare in apparecchiature “a tunnel” come la risonanza magnetica, ma l’invenzione della risonanza magnetica aperta, disponibile nel nostro centro, ha praticamente neutralizzato questo problema.

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Paura delle visite mediche: quando aghi, sangue e attrezzature incutono terrore

La paura delle visite mediche ha un nome generale ben preciso: iatrofobia. Chi ne soffre, nutre un sentimento di terrore irrazionale e persistente nei confronti dei camici bianchi, siano essi medici, infermieri o altri operatori sanitari. Può assumere diversi connotati arrivando, nei casi più gravi, al rifiuto categorico di sottoporsi a controlli di facile esecuzione come un esame del sangue, un elettrocardiogramma o una radiografia.

La tripanofobia invece è un disturbo più specifico e ben più comune, nonostante il nome poco familiare. Si riferisce alla paura delle inieizioni, che può manifestarsi come paura degli aghi (aicmofobia) o come paura del sanguinamento (emofobia).

Esiste poi la tomofobia, ovvero la paura degli interventi chirurgici. Un po’ di nervosismo in vista dell’operazione è normale per chiunque, ma i soggetti tomofobici vivono la chirurgia come una possibilità che metterà sicuramente a repentaglio la loro vita, non come una procedura finalizzata alla guarigione.

Nella letteratura medica non mancano esperienze di soggetti tomofobici che hanno rinunciato a un intervento chirurgico ritenuto indispensabile per la loro sopravvivenza. Questi pazienti attribuiscono un peso eccessivo e ingiustificato alla probabilità che si verifichino delle complicanze, e credono che l’intervento chirurgico sia sempre più pericoloso della malattia stessa.

La tecnologia può aiutare?

La paura delle visite mediche o delle procedure invasive ha un risvolto molto preoccupante: essa può indurre la persona a non farsi visitare, a non farsi vaccinare, a rifiutare un controllo medico urgente, insomma a mettere a rischio la propria vita. Quando ciò si verifica, il consulto con uno psicoterapeuta rappresenta l’unica via d’uscita percorribile.

Infatti anche se la medicina moderna è molto più sicura rispetto a 20 o 30 anni fa, questo dato oggettivo non rappresenta né una rassicurazione, né tantomeno una soluzione, per i pazienti affetti da questi disturbi.

Vanno però sottolineati due aspetti: da un lato la formazione umana e professionale dei medici di oggi molto attenta alla sensibilità e all’emotività dei pazienti. La figura del medico viene associata sempre meno a immagini di distacco e austerità, e gli operatori sanitari ritengono sempre più importante che il paziente si senta compreso, confortato e a proprio agio.

Dall’altro lato i progressi dell’ingegneria biomedica stanno contribuendo a ridurre l’inquietudine e la diffidenza verso la chirurgia. Oggi si opta – quando possibile – per interventi poco invasivi e si adottano procedure diagnostiche e interventistiche sicure e precise, personalizzate sulle esigenze del singolo paziente. Così il carico d’ansia dei soggetti particolarmente emotivi o sensibili può essere contenuto entro limiti ragionevoli.

Basta pensare alla stampa 3D in medicina, una tecnologia che permette di simulare l’intervento chirurgico su un prototipo artificiale della parte anatomica, prima di eseguirlo sul paziente reale. Grazie a questo sistema, in uso presso il nostro centro, il chirurgo può effettuare delle prove dell’intervento, prevenire i possibili fattori di rischio, studiare a fondo il caso e far vedere al paziente stesso come si svolgerà l’operazione.

 

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